Parrocchia: Santa Maria del Carmine
Comune: Santa Maria la Carità (NA)

Concorso di progettazione bandito dall’Arcidiocesi

Sorrento – Castellammare di Stabia

 

Carità [31005] Iª q. 62 a. 5 co.
Respondeo dicendum quod Angelus post primum actum caritatis quo beatitudinem meruit, statim beatus fuit. 
RISPONDO: L’angelo fu subito beato dopo il primo atto di carità, col quale meritò la beatitudine. 

 

             

Rapporto territoriale e con l’ambiente urbano 

L’ambito territoriale e urbano ove è ubicata l’area in cui sorgerà la chiesa con l’edificio parrocchiale presenta caratteristiche di ordinaria rilevanza senza la presenza di elementi costruiti con una precisa identità formale (figura), funzionale (forma) e spaziale (spazialità), assumendo come definizione di FIGURA le relazioni tra oggetto che realizziamo e il contesto, di FORMA, le relazioni tra le parti che costituiscono il progetto e di SPAZIALITÀ, le relazioni tra il progetto e l’uomo.

Con l’applicazione di un metodo conoscitivo e compositivo basato sullo studio delle proporzioni nelle tre dimensioni spaziali esistenti, con particolare attenzione alle proporzioni e all’orientamento degli edifici sacri (di culto) che circondano il territorio, si sono assunte come generatrici del progetto le proporzioni individuate, applicate al fine di rendere il nuovo edificio legato irrepetibilmente al territorio e all’assetto urbano del luogo al fine di conferire ad un’area attualmente smembrata, un carattere di riconoscibilità e orientamento territoriale, parte della quotidianità della comunità locale.

Il complesso geometricamente definito, risulta accessibile lungo il suo perimetro essendo composto da volumi integrati tesi a formare una corte attorno alla chiesa, aventi uso di locali per il ministero pastorale, per la casa canonica, per un salone (auditorium) per gli incontri numericamente più rilevanti, completati da un porticato con copertura percorribile in quota.

   
CIELO

[31297] Iª q. 68 a. 4 co.
Tertium partim diaphanum et partim lucidum actu, quod vocant caelum sidereum, et dividitur in octo sphaeras, scilicet in sphaeram stellarum fixarum, et septem sphaeras planetarum; quae possunt dici octo caeli. 
Il terzo, che è in parte trasparente e in parte luminoso, è chiamato cielo sidereo, ed è diviso in otto sfere [concentriche], che sono la sfera delle stelle fisse e le sette sfere dei pianeti: e tutte insieme si possono chiamare gli otto cieli.
  
Santi
[31406] Iª q. 73 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, requies Dei in die septima dupliciter accipitur. Primo quidem, quantum ad hoc, quod cessavit a novis operibus condendis, ita tamen quod creaturam conditam conservat et administrat. Alio modo, secundum quod post opera requievit in seipso. Quantum ergo ad primum, competit septimae diei benedictio. Quia, sicut supra dictum est, benedictio ad multiplicationem pertinet, unde dictum est creaturis quas benedixit, crescite et multiplicamini. Multiplicatio autem rerum fit per administrationem creaturae, secundum quam ex similibus similia generantur. Quantum vero ad secundum, competit septimae diei sanctificatio. Maxime enim sanctificatio cuiuslibet attenditur in hoc quod in Deo requiescit, unde et res Deo dedicatae sanctae dicuntur.
 
        
 
RISPONDO: Come si è già detto, il riposo di Dio nel settimo giorno si prende in due sensi. Primo, per indicare che, pur conservando e governando il creato, Dio cessò allora dal fare opere nuove. Secondo, per significare che si riposò in se stesso, dopo le opere. – Nel primo senso la benedizione compete al settimo giorno, perché questa, come si è visto, ha rapporto con la moltiplicazione [degli esseri]. Per tale ragione fu detto alle creature: “Crescete e moltiplicatevi“. Ma la moltiplicazione avviene mediante il governo delle creature, da cui proviene la generazione di un essere dal proprio simile. – La santificazione poi compete al giorno settimo anche nel secondo senso. Infatti la santificazione per qualsiasi cosa consiste massimamente nel trovare riposo in Dio: tanto è vero che si chiamano sante le cose [totalmente] dedicate a Dio.
 
 
 
 
Riconoscibilità dell’edificio sacro
 
Il progetto è proporzionato in maniera tale da consentire la sua costruzione in muratura continua portante di mattoni e pietra locale
 
L’edificio sacro ha un impianto planimetrico pseudo basilicale a tre navate con copertura risolta con strutture a cupola e a volta che si concludono nell’area absidale con catino (semicupola a quarto di sfera).
L’abside è rivolto a est, come la tradizione e la simbologia cattolica prediligono.
[Sicut sol et luna magna luminaria dicta sunt esse in firmamento caeli, ita et in nobis Christus et Ecclesia -In Gen. Homil. I, 7 (GCS Origenes VI, p.8, 185)].
 
 
  
Oltre a definire costruttivamente la spazialità interna con chiari riferimenti simbolico-teologici, le tre cupole principali sono ben visibili all’esterno ove le prime due, sorreggono ognuna una croce, mentre la terza, conclude la successione dei volumi di copertura accentuando il collegamento
con l’abside.
 
Le porzioni murarie creano con gli appositi
archi, spazi aperti completati da vetrate con teli in acciaio corten che sono sede di rappresentazioni facenti parte dell’iconografia catechetica e pastorale. L’impianto planimetrico basilicale si articola seguendo la figura di una croce doppia (Dizionario dei Simboli Cristiani E. Urech Ed. Arkeios Roma 2004- pag.73 fig.9).
 
 

Due cupole sono composte da una successione proporzionale ordinata con otto pulvini
che permettono tramite finestre interposte l’illuminazione dall’alto;
 

gli otto pulvini della prima apertura si riferiscono alle otto sfere celesti del
cielo sidereo (cupola d’ingresso).
 
La seconda, alla composizione del cielo cristallino,
 
mentre il catino absidale rappresenta il cielo empireo che cinge l’ultima
sfera celeste (Q.68 a.4.co. S. Tommaso A.S.T.).
 
 
 
Due campanili coronati ognuno da quattro campane contornano l’ampio portale d’ingresso. All’interno, in corrispondenza dei campanili, sono ubicati il fonte battesimale e la penitenzieria con interposta “statio” d’ingresso.
 
  
 
Profilo estetico, formale
 
L’edificio sacro (chiesa), fulcro del complesso parrocchiale, ha la sua origine proporzionale e costruttiva in un punto specifico dell’area, individuato tramite opportune proporzioni derivanti dagli edifici sacri già esistenti, dal luogo e dall’orientamento cosmico. Tale punto, centro generatore dell’impianto ecclesiale e parrocchiale è anche il centro dell’altare principale della chiesa e delle proprozioni generanti lo spazio sacro. Il centro geografico coincide in tal modo con il centro dell’altare, divenendo centro fisico e teologico del luogo liturgico ove durante le celebrazioni avviene la transustanziazione.
 
 

 La struttura voltata dell’abside, costruita attorno all’altare, è assunta come rappresentazione immanente del trascendente cielo empireo, totalmente luminoso, la “luce” (Q.68 a.4.co. S. Tommaso A.S.T.).

Ordinatamente, tramite il ritmo costruttivo assunto lungo l’asse che conduce dalla porta d’ingresso all’altare, abbiamo una seconda struttura voltata ovvero quella che conclude la navata dove i fedeli partecipano fisicamente alla liturgia.

Questa seconda struttura rappresenta materialmente il cielo acqueo o cristallino, totalmente trasparente (Q.68).
In prossimità della porta d’ingresso principale, sempre lungo il medesimo asse abbiamo la terza struttura voltata, quella che conclude l’ambito d’ingresso al luogo sacro (porta) a cui è dato il compito di rimandare il fedele alla percezione del cielo sidereo con i suoi otto cieli.
 

Il percorso che si sviluppa dall’ingresso, dal momento del SI tramite il Redentore (porta), sino al luogo della transustanziazione (altare) è rettilineo e risulta diviso in tre momenti fondamentali secondo i tempi della liturgia:
• antifona d’ingresso/primo ambito: ingresso con “statio”, fonte battesimale e penitenzieria, spazio con cielo sidereo;
• liturgia della parola/secondo ambito: nave della chiesa con diretta connessione e orientamento reale con l’ambone, spazio con cielo cristallino;
• liturgia eucaristica/terzo ambito: abside con presbiterio al cui centro è l’altare, spazio del cielo empireo.
  

L’edificio a doppia croce è completato da altri quattro ambiti. Lungo il percorso che dalla porta conduce all’altare troviamo un asse verticale che proporziona e posiziona il luogo dedicato alla musica liturgica completo di organo (verso nord), con una ulteriore porta d’ingresso. I due ambiti prossimi all’abside sono il volume dedicato alla rappresentazione dei quattro evangelisti disposti secondo la “consecutio”, e il volume con la  rappresentazione simbolica della vita di Cristo rapportabile alla simbologia del tetramorfo. Dei due ambiti posti in prossimità dell’ingresso si è già descritto in precedenza.  
I bracci della doppia croce dell’impianto della chiesa sono determinati dalle quattro cappelle dedicate alla rappresentazione del Credo (simbolo degli apostoli).  
Una quarta cupola composta da otto serie di quattro pulvini concentrici, completa l’unione tra altare e nave, determinando il luogo dove i fedeli ricevono l’eucaristia.
 
 
 
Impianto liturgico
La chiesa ha impianto basilicale a doppia croce con tre navate. L’asse principale della croce è quello longitudinale dell’edificio che unisce la porta d’ingresso con l’abside. I due assi trasversali sono generati dall’unione delle quattro cappelle laterali. Entrando nel luogo sacro, la prospettiva è sempre centrata sull’altare con la croce e il tabernacolo in asse e posizionato ad un’altezza maggiore.
 
L’altare, posto al centro dell’abside, permette la celebrazione dell’unico rito romano sia secondo l’uso di Paolo VI che di Giovanni XXIII. Il presbiterio è sollevato di un gradino rispetto al pavimento della navata, e risulta in diretta unione con l’ambone che si sviluppa attorno al pilastro sud dell’area presbiteriale. Le letture dei fedeli si svolgono da apposito leggio ligneo posizionato nella zona che unisce la nave al presbiterio. Tutto ciò che è dedicato specificatamente all’uso dei fedeli è di materiale ligneo onde rendere visibilmente presente la temporalità della vita; ciò che è elemento di uso o luogo del celebrante è in pietra o materiale pregiato per evidenziare l’eternità della Santissima Trinità a cui la vita del fedele è orientata.
Varcando la porta d’ingresso principale, dopo la statio, sono disposti i luoghi dove si celebrano i primi due sacramenti che permettono l’ingresso alla via della salvezza: il Bettesimo e la Confessione. In seguito, si apre lo spazio per partecipare alla Celebrazione nella nave centrale con pavimento policromo in sfumature che passano dal grigio (condizione iniziale del fedele) al blu (possibile sua condizione finale), orientato verso l’eucaristia.
 
 
 
L’asse centrale, dove sono collocate le panche con inginocchiatoio per l’assemblea dei fedeli, consente una ordinata partecipazione del Popolo di Dio alle celebrazioni liturgiche in cammino verso la Patria Celeste. Questo rigore facilita anche le “percorrenze” durante i tempi della celebrazione liturgica. L’accesso del celebrante all’altare è possibile direttamente dalla sacrestia secondo il tradizionale uso mentre la sede è posta con asse ortogonale al principale, lateralmente, ma sempre ben visibile dall’assemblea. La Madonna del Carmelo, a cui è dedicata la chiesa, è rappresentata nell’abside superiore.
 

Il sagrato, protetto dal colonnato è direttamente connesso con la porta d’ingresso. 
Le vetrate policrome con le loro rappresentazioni iconografiche, scandiscono e illuminano con luce filtrata lo spazio liturgico mentre all’interno, l’ordine architettonico supporterà la rappresentazione della Via Crucis su entrambi i lati della navata centrale.
 
 
 
Opere d’arte
                                        
 
 
Altare: 
-L’immagine della Madonna del Carmelo
-Due rappresentazioni della vita di Maria
 
 
  

Le quattordici Stazioni della Via Crucis
 
 
 

Aspetti funzionali
 

Oltre l’edificio sacro, a corona di esso, si sviluppa il complesso parrocchiale, composto da due fabbricati collegati tra loro attraverso una passerella in vetro. 
Il colonnato in ceramica conferisce al contesto l’atmosfera degli antichi chiostri che circondano il panorama campano decorati dalle maestranzelocali. 
Le vele sospese all’intradosso del porticato oltre a fungere da luce diffusa, definiscono ogni singola campata e conducono ai luoghi delle attività parrocchiali.  
Dagli stessi edifici è possibile percorrere il porticato che definisce il sagrato illuminato nella parte sottostante da vele in barrisol con predisposizione di luce led.
 
 
Dagli stessi edifici è possibile percorrere il porticato che definisce il sagrato illuminato nella parte sottostante da vele in barrisol con predisposizione di luce led.
Il lato sud vede infatti il progetto del salone parrocchiale (auditorium) di 290 mq con servizi accessori annessi, per un totale di 155 posti a sedere. La conformazione di tale spazio consente anche l’utilizzo della struttura come sala da proiezione e teatro per le attività parrocchiali.
Una lamiera in acciaio corten forata ad arco, retroilluminata, avvolge parte dell’edificio consentendo la continuità cromatica e visiva del passo del porticato, sviluppato su di una maglia di 3mx3m, mentre nella parte superiore costiutisce la protezione perimetrale per le attività oratoriali che si svolgono sulla copertura a verde dell’auditotium.
 
 
Il primo livello è composto da tre sale/riunioni, dall’ufficio parrocchiale con i rispettivi servizi.
 
 
Al secondo livello, per un maggior controllo del complesso parrocchiale è collocata la canonica composta da cinque vani con cucina e servizi igienici. Una piccola cappella permette al parroco il giusto raccoglimento quotidiano.
 
 
Infine il terzo livello, composto da 5 sale/riunioni con servizi annessi è posto alla stessa quota della copertura verde dell’auditorium a cui si collega attraverso una passerella in vetro. In tal modo viene assicurato il giusto controllo negli accessi che le attività sportive e ludiche dell’oratorio richiedono da parte del parroco e dei responsabili-educatori. 
  
 
 
 
Aspetti tecnologici
La struttura del complesso parrocchiale è in conglomerato cementizio armato con solai in latero-cemento armato, il tutto nel rispetto della vigente normativa antisismica.Le tompagnature (tamponature) esterne, realizzate di idoneo spessore, saranno a doppia fodera di laterizi con interposta camera d’aria ed uno strato di materiale coibente per rispettare la vigente normativa sulla dispersione termica. La copertura non praticabile dell’edifico posto a nord permette l’installazione di pannelli fotovoltaici per il risparmio energetico dell’edificio, mentre il “tetto giardino” dell’auditorium, oltre ad essere un ottimo sistema bioclimatico di copertura, permette lo svolgimento delle diverse attività in luogo aperto. L’edificio sacro (chiesa parrocchiale), come l’annessa sacrestia con accessorio, è costruito in  muratura continua con spessore variabile da un minio di cm 30 aun massimo di cm 180 (pilastrature). La struttura di concezione e realizzazione omogenea, permette una distribuzione uniforme delle sollecitazioni dovute a peso prioprio, carici accidentali ed eventi naturali agli elementi resistenti, adattandosi e seguendo l’andamento delle sollecitazionii interne con la vairazione di forma e orientamento. Le finiture e gli elementi e accessori di completamento dell’edificio sacro sono realizzaqti con materiali com,patibile con la muratura continua costituita con mattoni e malta idraulica di calce e pozzolana. Avremo quindi intonaci sempre in calce e pozzolana, tinta a calce, impermeabilizzazioni con guaine  protette da maiolicature o tegole, fondazioni continue che saranno in diretto contatto con il piano interrato dell’intero complesso che permettera una migliore resistenza e durata. Gli infissi sono concepiti con vetrate policrome strutturate in accaio cor-ten. I materiali fondamentali della costruzione dell’edificio sacro saranno quindi: muratura continua, vetro, pietra e ferro (acciaio), indivuduati dai progettisti come i più consoni per la costruzione dell’edificio sacro sia come continutà simbolico-teoloegico-catechetica (Manuale per comprendere il significato simbolico delle cattedrali e delle chiese; -Guillame Durand de Mende, Edizioni Arkeios 1999 Roma) che come durata e affidabilità nei lunghi tempi.
Paolo Calderaro, Giancarlo Melchiorri e Maddalena Terenzi 
con la partecipazione di Antonella Troia